Margherita Sarfatti comincia ad occuparsi d’arte molto presto, nata nel 1880 a Venezia da Emma Levi e Amedeo Grassi, membri dell’alta borghesia ebraica di Venezia e si sposa a diciotto anni con l’avvocato Cesare Sarfatti, anch’egli ebreo e socialista, nel 1901 scrive le sue prime pagine critiche sulla Biennale di Venezia.Era una donna colta, che parlava e scriveva in quattro lingue, giornalista prolifica e intelligente. La Sarfatti capiva l’arte e negli anni ‘20 fu la dominatrice, non incontrastata, della cultura italiana. Il grande amore della sua vita fu Benito Mussolini.Amica di Boccioni, lo ospitò nella sua villa di campagna, qui l’artista dipinse il ritratto della piccola Fiammetta, la figlia di due anni della Sarfatti, e spinta dall’artista stesso, la piccina andava ripetendo: Questo è un capolavoro e chi non lo dice è una bestia”. La Sarfatti non apprezza il Boccioni futurista ed il rapporto con il pittore si incrina. Nel ’20 Dudreville, Funi, Russolo e Sironi pubblicano il manifesto “Contro tutti i ritorni in pittura”, che riflette da vicino le idee della Sarfatti: pur non rinunciando all’eredità futurista, l’arte deve riprendere a costruire.Subito dopo la guerra, i legami affettivi con Mussolini, di cui la donna era amante dal 1912, si fecero più intensi: la Sarfatti cerca di dirozzare un uomo che lei stessa ha definito “un teppista” e ne incoraggia le scelte politiche e culturali. Nei primi anni ’20 la Sarfatti si lancia nell’organizzazione del gruppo di “Novecento”, inizialmente composto da soli sette artisti (Bucci, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig, Oppi e Sironi) che si allargherà fino a contarne centoquaranta. Ma proprio Mussolini che nel ’23 da presidente del Consiglio ne aveva inaugurato la prima mostra di “Novecento”, nel 1920, da duce, invia all’amica una lettera furibonda in cui l’accusa : Non possedete ancora il pudore di non mescolare il mio nome di uomo politico alle vostre invenzioni artistiche o sedicenti tali. Ovviamente il legame con Mussolini si allenta e nel 1938 all’indomani delle leggi razziali Margherita emigra in Sud America. Nel 1947 torna in Italia e muore nel 1961.
Mario Sironi "Margherita Sarfatti" (1916)
Mario Sironi "Margherita Sarfatti" (1916)
Nessun commento:
Posta un commento