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lunedì 26 agosto 2013

Nella terra di mezzo (Illusi, confusi e felici)


Diceva Roosevelt : “la nazione che distrugge il proprio suolo distrugge se stessa”, la nostra terra infelice, ormai, ci guarda e ci compatisce. Riusciamo a produrre più nefandezze che sviluppo e il tutto sembra un “agoge” del non senso. Negli ultimi mesi, il Baianese ha vissuto un momento di forte spirito ambientalista solo di comodo. Eppure la realtà è preoccupante e non per quello che sarà domani ma per quello che è oggi. I dati ARPAC del 2005 relativi al Baianese rilevano la presenza di 9 siti potenzialmente inquinati, tra cui 3 discariche non controllate (a Baiano in Località Fontana Vecchia, a Mugnano del Cardinale in località Fossa, a Quadrelle in località Fusaro). I problemi seri sorgono nelle discariche non controllate dove sono stati miscelati i rifiuti tossici agli RSU, i copertoni, all’amianto contenuto nell’eternit, alle vernici, ai solventi.
Le conseguenze sulla salute, oltre che sull’ambiente, sono gravissime se pensiamo alle reazioni chimiche che sono avvenute tra tali sostanze. Nel Triangolo della morte scritto da Iacuelli nel 2007 è possibile leggere (e vergognarsi):  “Il caso che più mi ha suscitato rabbia è sui monti di Avella, in località Fusaro, nei pressi delle grotte di San Michele, in un luogo di meravigliosa bellezza. Una gola tra le montagne, con acqua sorgiva e mucche al pascolo, in una stretta valle che meriterebbe la tutela di un parco nazionale, ridotta invece a discarica senza alcun controllo. E la mucca pascola accanto al bidone di vernice rovesciato nel ruscello. Ruscello dal quale, scendendo a valle per qualche centinaio di metri, viene prelevata l’acqua per alcuni fontanili sulla strada, dove vedo sempre gente fare la fila per riempire taniche da portare a casa. Convinta che sia “acqua buona”.
I dati spaventano già così ma se pensiamo che gli studi dell’ARPAC non considerano ipotetici siti meno noti o volutamente taciuti, la questione diviene preoccupante. Infatti un dato inquietante è quello che emerge nel 2000 da un’audizione alla Commissione rifiuti di un’associazione ambientalista che denuncia: “se la Commissione facesse una visita nella zona vedrebbe come in tutta l’area di Baiano, sotto il Partenio, vi sia una serie di discariche,……ho avuto modo di rilevare una presenza diffusa di discariche, molte delle quali sono anche nei terreni; un’indagine nella zona potrebbe offrire una delle chiavi di lettura perché, accanto al litorale domizio, la zona del baianese è una delle aree dove potrebbe andare a finire gran parte del materiale più pericoloso; credo che per la Campania sia di estremo interesse. Non ho l’elenco, ma dovrebbe trattarsi di non meno di una ventina di discariche abusive, dove giungono rifiuti particolari, sia campani sia del circuito nazionale”.

Se nel 2000 il dato era di 20 discariche inquinanti, mi domando come nel 2005 (rapporto ARPAC) ne siano state rilevate solo 9 e per la maggioranza ex discariche autorizzate dai Comuni. Quel “potrebbe” ci rincuora e potremmo anche credere che si stiano sbagliando, ma se non fosse così?. Se chiedessimo a qualche cittadino del Baianese che vive in zone poco urbanizzate ci racconterebbe di storie di camion visti avventurarsi in strade sterrate e altri racconti (per molti leggende) di questo genere, inoltre negli anni ‘80 un movimento ambientalista del Baianese dopo le forti intimidazioni ai soci più attivi dovette sciogliersi e interrompere la propria attività di difesa del territorio (molti soci ancora oggi ricordano i sit-in nelle aree a ridosso dell’uscita autostradale di Baiano dove arrivavano camion da tutta Italia). Immaginate come potrebbe essere stato facile occupare aree vuote nel Baianese, vista anche la presenza dell’uscita autostradale, zone libere e facilmente raggiungibili, appetibili per gli stakeholder dei rifiuti tossici.
Il maggior rischio è quello relativo ai terreni boschivi e a quelli privati che sono difficili da monitorare e che potevano rappresentare un luogo privilegiato per lo sversamento di rifiuti, inoltre i pochi ettari di terreno agricolo effettivamente coltivati nel Baianese e il fatto che non vendiamo più i nostri prodotti ai grandi marchi di trasformazione non può più solo essere imputabile all’espansione del mercato Turco o all’eccessivo frazionamento della produzione. Dobbiamo pretendere una bonifica dei siti acclarati e parallelamente un’indagine capillare su tutto il territorio affinché si possa capire quanto realmente ci sia di
vero e quanto di leggendario, anche se gli aumenti delle forme tumorali nel Baianese, purtroppo, non sono una leggenda. 
Tra l’altro la Regione Campania (fondi 2007/2013) ha già previsto lo stanziamento di 600 milioni di euro da destinare alla bonifica dei siti inquinati e questa è un’opportunità che le amministrazioni locali non possono perdere. Non ci sono più giustificazioni o scuse è tempo di “fare”. In terre di mezzo come le nostre abbiamo più che mai bisogno di una politica nuova che si ricordi di noi e dei problemi della nostra terra e non solo dei voti che possiamo dare a questo o a quel partito politico. Dai dati raccolti in questo articolo una domanda nasce spontanea: e se in alcune aree del Baianese ci fosse una verità scomoda da nascondere?. Ormai sono sempre più convinto che sulle relazioni tra camorra e rifiuti speciali si hanno poche informazioni, sembra quasi che i nostri comuni non facciano parte della Campania e del circuito delle ecomafie.
Ormai siamo ad un punto in cui dobbiamo decidere se farci prendere dalla continua paura di non guardare o alzare la testa e avere il coraggio di denunciare. Queste storie di camorra e rifiuti speciali camminano sotto pelle, sussurrate ma mai dette e che ad un orecchio attento giungono in forme impercettibili, pavidi fiati di disapprovazione e se provi a chiedere di più sentirai solo parole vaghe e sconnesse, eppure, anche se noi tutti ci crediamo assolti siamo lo stesso coinvolti

Articolo tratto dal periodico "Baianese" del 31-03-2008 scritto da Giovanni Foglia


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