Diceva Roosevelt
: “la nazione che distrugge il proprio
suolo distrugge se stessa”, la nostra terra infelice, ormai, ci guarda e ci
compatisce. Riusciamo a produrre più nefandezze che sviluppo e il tutto sembra
un “agoge” del non senso. Negli
ultimi mesi, il Baianese ha vissuto un momento di forte spirito ambientalista
solo di comodo. Eppure la realtà è preoccupante e non per quello che sarà
domani ma per quello che è oggi. I dati ARPAC del 2005 relativi al Baianese
rilevano la presenza di 9 siti potenzialmente inquinati, tra cui 3 discariche
non controllate (a Baiano in Località Fontana Vecchia, a Mugnano del Cardinale
in località Fossa, a Quadrelle in località Fusaro). I problemi seri sorgono
nelle discariche non controllate dove sono stati miscelati i rifiuti tossici agli
RSU, i copertoni, all’amianto contenuto nell’eternit, alle vernici, ai
solventi.
Le conseguenze
sulla salute, oltre che sull’ambiente, sono gravissime se pensiamo alle
reazioni chimiche che sono avvenute tra tali sostanze. Nel Triangolo della
morte scritto da Iacuelli nel 2007 è
possibile leggere (e vergognarsi): “Il caso che più mi ha suscitato rabbia è sui
monti di Avella, in località Fusaro, nei pressi delle grotte di San Michele, in
un luogo di meravigliosa bellezza. Una gola tra le montagne, con acqua sorgiva
e mucche al pascolo, in una stretta valle che meriterebbe la tutela di un parco
nazionale, ridotta invece a discarica senza alcun controllo. E la mucca pascola
accanto al bidone di vernice rovesciato nel ruscello. Ruscello dal quale,
scendendo a valle per qualche centinaio di metri, viene prelevata l’acqua per
alcuni fontanili sulla strada, dove vedo sempre gente fare la fila per riempire
taniche da portare a casa. Convinta che sia “acqua buona”.
I dati spaventano già così ma se pensiamo che gli studi dell’ARPAC non considerano ipotetici siti meno noti o volutamente taciuti, la questione diviene preoccupante. Infatti un dato inquietante è quello che emerge nel 2000 da un’audizione alla Commissione rifiuti di un’associazione ambientalista che denuncia: “se la Commissione facesse una visita nella zona vedrebbe come in tutta l’area di Baiano, sotto il Partenio, vi sia una serie di discariche,……ho avuto modo di rilevare una presenza diffusa di discariche, molte delle quali sono anche nei terreni; un’indagine nella zona potrebbe offrire una delle chiavi di lettura perché, accanto al litorale domizio, la zona del baianese è una delle aree dove potrebbe andare a finire gran parte del materiale più pericoloso; credo che per la Campania sia di estremo interesse. Non ho l’elenco, ma dovrebbe trattarsi di non meno di una ventina di discariche abusive, dove giungono rifiuti particolari, sia campani sia del circuito nazionale”.
I dati spaventano già così ma se pensiamo che gli studi dell’ARPAC non considerano ipotetici siti meno noti o volutamente taciuti, la questione diviene preoccupante. Infatti un dato inquietante è quello che emerge nel 2000 da un’audizione alla Commissione rifiuti di un’associazione ambientalista che denuncia: “se la Commissione facesse una visita nella zona vedrebbe come in tutta l’area di Baiano, sotto il Partenio, vi sia una serie di discariche,……ho avuto modo di rilevare una presenza diffusa di discariche, molte delle quali sono anche nei terreni; un’indagine nella zona potrebbe offrire una delle chiavi di lettura perché, accanto al litorale domizio, la zona del baianese è una delle aree dove potrebbe andare a finire gran parte del materiale più pericoloso; credo che per la Campania sia di estremo interesse. Non ho l’elenco, ma dovrebbe trattarsi di non meno di una ventina di discariche abusive, dove giungono rifiuti particolari, sia campani sia del circuito nazionale”.
Se
nel 2000 il dato era di 20 discariche inquinanti, mi domando come nel 2005
(rapporto ARPAC) ne siano state rilevate solo 9 e per la maggioranza ex discariche
autorizzate dai Comuni. Quel “potrebbe”
ci rincuora e potremmo anche credere che si stiano sbagliando, ma se non fosse
così?. Se chiedessimo a qualche cittadino del Baianese che vive in zone poco
urbanizzate ci racconterebbe di storie di camion visti avventurarsi in strade
sterrate e altri racconti (per molti leggende) di questo genere, inoltre negli
anni ‘80 un movimento ambientalista del Baianese dopo le forti intimidazioni ai
soci più attivi dovette sciogliersi e interrompere la propria attività di
difesa del territorio (molti soci ancora oggi ricordano i sit-in nelle aree a
ridosso dell’uscita autostradale di Baiano dove arrivavano camion da tutta
Italia). Immaginate come potrebbe essere stato facile occupare aree vuote nel
Baianese, vista anche la presenza dell’uscita autostradale, zone libere e
facilmente raggiungibili, appetibili per gli stakeholder dei rifiuti tossici.
Il maggior
rischio è quello relativo ai terreni boschivi e a quelli privati che sono
difficili da monitorare e che potevano rappresentare un luogo privilegiato per
lo sversamento di rifiuti, inoltre i pochi ettari di terreno agricolo
effettivamente coltivati nel Baianese e il fatto che non vendiamo più i nostri
prodotti ai grandi marchi di trasformazione non può più solo essere imputabile
all’espansione del mercato Turco o all’eccessivo frazionamento della
produzione. Dobbiamo pretendere una bonifica dei siti acclarati e
parallelamente un’indagine capillare su tutto il territorio affinché si possa
capire quanto realmente ci sia di
vero e quanto di
leggendario, anche se gli aumenti delle forme tumorali nel Baianese, purtroppo,
non sono una leggenda.
Tra l’altro la Regione Campania (fondi 2007/2013) ha già
previsto lo stanziamento di 600 milioni di euro da destinare alla bonifica dei
siti inquinati e questa è un’opportunità che le amministrazioni locali non
possono perdere. Non ci sono più giustificazioni o scuse è tempo di “fare”. In
terre di mezzo come le nostre abbiamo più che mai bisogno di una politica nuova
che si ricordi di noi e dei problemi della nostra terra e non solo dei voti che
possiamo dare a questo o a quel partito politico. Dai dati raccolti in questo
articolo una domanda nasce spontanea: e se in alcune aree del Baianese ci fosse
una verità scomoda da nascondere?. Ormai sono sempre più convinto che sulle
relazioni tra camorra e rifiuti speciali si hanno poche informazioni, sembra
quasi che i nostri comuni non facciano parte della Campania e del circuito
delle ecomafie.
Ormai siamo ad
un punto in cui dobbiamo decidere se farci prendere dalla continua paura di non
guardare o alzare la testa e avere il coraggio di denunciare. Queste storie di
camorra e rifiuti speciali camminano sotto pelle, sussurrate ma mai dette e che
ad un orecchio attento giungono in forme impercettibili, pavidi fiati di
disapprovazione e se provi a chiedere di più sentirai solo parole vaghe e sconnesse,
eppure, anche se noi tutti ci crediamo assolti siamo lo stesso coinvolti
Articolo tratto dal periodico "Baianese" del 31-03-2008 scritto da Giovanni Foglia
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