All’inizio del novecento in opposizione all’impressionismo ( Monet, Manet, Degas, Renoir, etc) che aveva disfatto la forma degli oggetti per raggiungere la maggior resa possibile della luce, i Cubisti (Picasso e Braque) si ispirarono alla ricostruzione delle forme sulla base dei principi dei solidi: l’oggetto venne rappresentato in tutti i suoi lati contemporaneamente.
Il cubismo dal momento che presentava gli oggetti in una forma pensata, ma non reale, diede origine ad un movimento che culminò nell’astrazione formale dell’oggetto (Kandinskij, Klee, Mirò).
Questo Astrattismo ebbe impulso da un movimento italiano, il Futurismo (Boccioni, Balla, Severini ,Carrà), che si propose di rappresentare non l’oggetto nella sua realtà statica, ma nel suo movimento.
Contemporaneamente si svilupparono movimenti come quello Surrealista (Dalì, Magritte, Chagall) che tentava di raffigurare il sogno, l’impossibile, la realtà dello spirito immaginativo, che era in accostamento con il movimento Metafisico (De Chirico).
In questo quadro generale di movimenti ci furono artisti difficilmente collocabile in una precisa tendenza pittorica come: Giorgio Morandi (1890-1964) e Amedeo Modigliani (1884-1920).
Giorgio Morandi è senza dubbio un pittore amato dalla critica, infatti Roberto Longhi stimatissimo critico d’arte lo definisce come: …..un rimprovero acerbo a tutte le deviazioni di gusto astrattistico (sia platonico che cosmologico-spirituale) che vengono tra il 10 e il 20.
Ricordiamo che Longhi era coevo e amico di Morandi e personalmente credo che il suo giudizio sul pittore sia stato condizionato molto da un trasporto emotivo, anche perché i suoi giudizi su De Chirico (1888-1978) furono sempre negativi a causa dell’antipatia che correva tra i due.
Gli oggetti ritratti nelle pitture di Morandi sono sempre gli stessi, che riproporrà con fedeltà quasi ossessiva anche negli acquarelli per almeno trenta anni, cercando di creare sempre effetti nuovi, ma a mio parere inutilmente.
Morandi dipinge anche paesaggi molto anonimi e che in me non generano alcun desiderio di viaggiare e scoprire. C’è da dire che la diversità di un Morandi nei quadri del 1910 rispetto a quelli del 1940, non sta negli oggetti rappresentati, ma nella loro consistenza che va man mano svanendo con gli anni, in una dissolvenza trita e ritrita, figlia di una elaborazione pittorica della lezione michelangiolesca sul "non finito".
Così come i suoi oggetti anche Morandi, sarebbe stato una dissolvenza nella storia dell’arte se i suoi amici (in primis Longhi), non gli avessero conferito onirici simbolismi pittorici e tante lodi da nascondere la vera natura dei suoi quadri: l’inutilità.
Sono certo che questa critica non piacerà a quelli che possiedono un Morandi, anche perché è doveroso ricordare che la maggior parte delle sue opere sono conservate in collezioni private.
In questo quadro generale di movimenti ci furono artisti difficilmente collocabile in una precisa tendenza pittorica come: Giorgio Morandi (1890-1964) e Amedeo Modigliani (1884-1920).
Giorgio Morandi è senza dubbio un pittore amato dalla critica, infatti Roberto Longhi stimatissimo critico d’arte lo definisce come: …..un rimprovero acerbo a tutte le deviazioni di gusto astrattistico (sia platonico che cosmologico-spirituale) che vengono tra il 10 e il 20.
Ricordiamo che Longhi era coevo e amico di Morandi e personalmente credo che il suo giudizio sul pittore sia stato condizionato molto da un trasporto emotivo, anche perché i suoi giudizi su De Chirico (1888-1978) furono sempre negativi a causa dell’antipatia che correva tra i due.
Gli oggetti ritratti nelle pitture di Morandi sono sempre gli stessi, che riproporrà con fedeltà quasi ossessiva anche negli acquarelli per almeno trenta anni, cercando di creare sempre effetti nuovi, ma a mio parere inutilmente.
Morandi dipinge anche paesaggi molto anonimi e che in me non generano alcun desiderio di viaggiare e scoprire. C’è da dire che la diversità di un Morandi nei quadri del 1910 rispetto a quelli del 1940, non sta negli oggetti rappresentati, ma nella loro consistenza che va man mano svanendo con gli anni, in una dissolvenza trita e ritrita, figlia di una elaborazione pittorica della lezione michelangiolesca sul "non finito".
Così come i suoi oggetti anche Morandi, sarebbe stato una dissolvenza nella storia dell’arte se i suoi amici (in primis Longhi), non gli avessero conferito onirici simbolismi pittorici e tante lodi da nascondere la vera natura dei suoi quadri: l’inutilità.
Sono certo che questa critica non piacerà a quelli che possiedono un Morandi, anche perché è doveroso ricordare che la maggior parte delle sue opere sono conservate in collezioni private.
Ma forse è per questo che le sue opere sono osannate da molti critici? E sono quotatissime?.
Morandi “non expedit”, non da gioia né tristezza, non anima i propri oggetti. Lui medesimo nelle sue ultime opere distrugge i suoi soggetti con l’acquarello e li dissolve, fino a farli sparire, quindi perché dovremmo essere Noi a riesumarli? Esercizio perverso di menti perverse lo hanno fatto per anni al posto nostro.
Diceva D’annunzio: “Bisogna conservare ad ogni costo intiera la libertà, fin nell’ebrezza.
Morandi “non expedit”, non da gioia né tristezza, non anima i propri oggetti. Lui medesimo nelle sue ultime opere distrugge i suoi soggetti con l’acquarello e li dissolve, fino a farli sparire, quindi perché dovremmo essere Noi a riesumarli? Esercizio perverso di menti perverse lo hanno fatto per anni al posto nostro.
Diceva D’annunzio: “Bisogna conservare ad ogni costo intiera la libertà, fin nell’ebrezza.
La regola dell’uomo d'intelletto, eccola:- Habere, non haberi (possedere, non essere posseduti)”. Il rimpianto è il vano pascolo d’uno spirito disoccupato. Bisogna sopra tutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove imaginazioni”..(Il Piacere,1889)
Morandi era il contrario di tutto questo, le sue paure lo segregavano in una deprimente solitudine, sostanzialmente un uomo mediocre, che dipingeva cose che non utilizzava nella vita di tutti i giorni, infatti le sue caffettiere, bottiglie, tazze e caraffe sono piene di polvere, sono oggetti che hanno una utilità ma che il pittore trasforma in ornamentali, quindi inutili.
Morandi è posseduto da quel che ha al punto da dipingerlo, e ciò che possiede è povero, vecchio e non genera fantasie di alcun tipo, anche i suoi paesaggi descrivono cose viste dalla sua finestra. Le sue bottiglie di ogni forma e colore diventano protagoniste, quasi incontrastate di un mondo che, senza la pseudo critica d'arte moderna, nessuno avrebbe voluto vedere, capire e scoprire.
A cura del Dott. Giovanni Foglia
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